IO SENTO CHE MI SFIORI

Una canzone che tocca il cuore, scritta e cantata da Nicola Lico, per due angeli volati in cielo troppo presto: Tiziana Di Renzo e Tiziana Lombardo. Grazie di cuore all’autore.

Tiziana, quando penso a te… ricordo il tuo sorriso
E mi sembra di vederti ancora
Tiziana, quando chiudo gli occhi… e cerco il tuo sorriso…
E la tristezza… vola via
E poi se brilla il sole… io sento che mi sfiori…
Io sento che ci sei…
Io sento che ci sei… Io sento che ci sei…

Tiziana, tu sei il sole, tu sei il mare… Tiziana, tu sei amore…
Tiziana, tu sei il sole, tu sei il mare… ti voglio ricordare…

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Tiziana, quando guardo il cielo… io sento che tu vivi
Io sento che sei qui…
E quando spunta il sole io sento che mi sfiori…
Io sento che ci sei…
Io sento che ci sei… io sento che ci sei…

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Tiziana, tu sei il sole, tu sei il mare… Tiziana, tu sei amore…
Tiziana, tu sei il sole, tu sei il mare… ti voglio ricordare…

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(c) per testi e musica: Nicola Lico

MIO PADRE

Era il 23 marzo 2017. Tu eri morta da poco più di due mesi. Papà stava molto male. Il giorno prima aveva subito un intervento urgente, fattogli da qualcuno che avevo visto per la prima volta solo il giorno della tua morte e che mi ha rivelato dei dettagli che non avrei potuto conoscere in quel momento.
 
Ero riuscito ad andare alla fiera dell’Annunziata con nostro figlio, l’unico suo nipote che portava il suo stesso nome, l’originale, amava dire tutto orgoglioso. Abbiamo incontrato lo zio, suo fratello, che preoccupato ci ha detto: “Pensi che stavolta la superiamo?”
 
E io, non so come, ho risposto: “Zio, mi farebbe piacere avere un papà per un altro paio di anni”.
 
Sembra proprio che tu e qualcun altro lassù abbiate ascoltato le mie parole, perché a poco a poco è migliorato e solo a quasi due anni da quel 23 marzo 2017, mio padre ci ha lasciati, dopo che i medici che lo hanno assistito nel suo ultimo mese di vita – e a cui tutti noi esprimiamo la nostra più sincera gratitudine – hanno fatto del loro meglio dal lato umano e professionale per accompagnarlo verso il suo traguardo, permettendo anche a noi di ascoltare e dire delle frasi cariche di sentimento mentre ci rendevamo conto di quello che stava per accadere, passo dopo passo, peggioramento dopo peggioramento.
 
Gli ho chiesto di salutarti quando ti avrebbe rivista e spero che tu, insieme a tutti i suoi cari, lo abbiate accolto nel migliore dei modi nella casa che in sogno mi ha mostrato di stare costruendo.
 

LA VASCA DA BAGNO

Immaginate di avere una vasca da bagno piena d’acqua.

Togliete il tappo. Il livello dell’acqua scenderà velocemente se non farete qualcosa, ma non riuscite ancora a trovare il tappo.

Allora aprite il rubinetto. Il livello dell’acqua scenderà molto più lentamente.

Alla fine trovate il tappo e lo mettete al posto giusto. Il livello dell’acqua si fermerà, e tenendo il rubinetto aperto raggiungerà il livello ideale.

Fermatevi un attimo.  

Immaginate ora che la vasca sia una persona, una persona che amate, oppure una vostra paziente se siete un medico.

Immaginate che l’acqua sia il suo sangue e che il buco da cui fuoriesce l’acqua sia la lesione che provoca l’emorragia.

Immaginate che il rubinetto aperto siano le trasfusioni e i farmaci che potrebbero mantenere il livello di sangue adeguato a far funzionare il suo cuore.

Immaginate che il tappo siano i chirurghi che fermano l’emorragia.

Lo avete immaginato?

E ora rispondete a questa domanda:

Prima di trovare e mettere  il tappo, voi cosa fareste?

LO ZOMBIE

ATTENZIONE:  Chi non ha la coscienza a posto, o si lascia facilmente turbare da ciò che legge o ascolta, NON dovrebbe leggere o ascoltare le parole che seguono. Contengono emozioni e pensieri che dovevano essere espressi, anziché repressi. Pensieri ed emozioni che dovevano uscire fuori e permettere, a chi li ha espressi, di continuare a vivere, momento per momento, nel migliore dei modi possibili; e, a chi invece se ne sente destinatario, di scegliere se continuare a crogiolarsi nel suo incubo oppure fermarsi per un attimo e riflettere sulle eventuali conseguenze delle proprie azioni od omissioni.

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IL LIMBO

Sei ancora lì in quel limbo
tra l’amore, i fiori e le onde di acque agitate
di chi vuole che il tuo ricordo persista
e la sabbia di chi vuole che invece sparisca…

IL DISONORE

C’è un medico che lavora con dedizione e umanità per tutta la sua vita. In molte occasioni è capace di prendere le decisioni giuste, di salvare delle vite umane, ma un maledetto giorno, chissà per quale ragione, commette errori su errori, non riuscendo a leggere i risultati di un’analisi del sangue e non facendo un’ecografia approfondita.

Non riesce a capire la gravità di una richiesta di soccorso, ritardando un intervento che avrebbe potuto salvarti la vita. Quando se ne rende conto è già troppo tardi, si fa prendere dal panico e ti mette paura proprio prima che tu ci saluti per l’ultima volta.

Sebbene qualcuno, mimando il gesto di lavarsi le mani, gli dica che ormai sei nelle mani dei chirurghi e che la responsabilità non è più la sua, decide ugualmente di partecipare all’intervento, pur sapendo che con quella diagnosi e quel ritardo ci vorrebbe davvero un miracolo per salvarti.

Alla fine scoppia a piangere, mi dice che tu non dovevi morire, mi dà le condoglianze. Gli dico di stare zitto: lo so che non dovevi morire e lo sa anche lui.

Può aver lavorato con dedizione e umanità per tutta la vita, ma è bastato l’aver contribuito a causare la tua morte per disonorare un’intera carriera.

Forse anche quel medico sta soffrendo, di certo non come noi, ma non sappiamo ancora se  ha avuto il coraggio di ammettere le proprie responsabilità davanti a chi sta indagando sulla tua morte e di pagare le conseguenze delle sue azioni, recuperando una parte dell’onore che gli resta.

RINGRAZIAMENTI

Mi sento di ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini e continuano ad esserlo, anche dopo questo triste momento: la comunità, gli amici, i parenti – vecchi, nuovi e ritrovati – e chiunque abbia rivolto a noi un pensiero.

Grazie a chi ha letto e ascoltato – e mi sta aiutando a condividere – quello che si trova in questa raccolta: pensieri, racconti, disegni, idee, momenti della nostra storia d’amore, libere associazioni e registrazioni audio, il tutto per onorare la tua memoria e per aiutare me stesso ad affrontare questa dura prova. Grazie alla Polizia di Stato e al Pubblico Ministero, i quali ci stanno aiutando e ci aiuteranno di certo a far luce sulla serie di eventi che ha portato alla perdita della persona speciale che eri.

E grazie di cuore anche a quelle ostetriche dell’Ospedale “G. Jazzolino” di Vibo Valentia che ti hanno aiutata a dare alla luce la splendida bambina che è Giada; a quei medici che hanno fatto del loro meglio per salvarti; a chi mi ha permesso di baciare il tuo “guscio vuoto” subito dopo l’intervento e al medico che si è assunto l’onere di darmi quei tragici dettagli.

Infine, voglio ringraziare anche, e soprattutto, i miei figli, Pasquale e Giada, senza dei quali forse avrei reagito diversamente.

LA PAURA (con audio)

Quando Pasquale e tua madre sono arrivati, io sono uscito dalla stanza per intrattenerlo. Tu sei rimasta con tua madre e uno dei dottori, che ti aveva visitata in precedenza, ti ha detto – balbettando e probabilmente dimenticandosi molte regole della comunicazione medico-paziente – che, se non ti fossi operata, saresti morta.

Il tuo respiro si è fermato, hai sospirato un paio di volte, sei diventata ancora più pallida di quanto già non fossi, segno che la paura si stava impadronendo di te. Tua madre è venuta a chiamarmi di fretta. Ho lasciato Pasquale con gli zii e sono venuto a incoraggiarti, non sapendo quello che ti aveva detto il dottore. Addirittura mi sono permesso di rimproverare tua madre per la faccia da funerale che aveva davanti a te.

Il mostro con gli occhi nelle mani, tratto dal film “Il labirinto del Fauno”, di Guillermo del Toro, che Tiziana ha guardato pochi giorni prima di andare in ospedale

Non avevo paura, ero fiducioso. E lo sono stato fino a quando, dopo che è cominciato quell’evidente via vai di medici e infermieri, qualcuno, dopo le nostre gentili richieste, si è degnato di dirci che eri grave, che ti stavano rianimando, che eri nelle mani del Signore. È stato solo in quel momento che ho cominciato anch’io ad avere paura. Di certo non mi sono ricordato che in quel modo stavo nutrendo il mostro della storia che non ho mai fatto in tempo a raccontarti…

Continua nell’audio 21